di Alberto Morino
Giunto alla terza edizione, il premio resistente Zona Altamente Partigiana è stato assegnato alle Piagge a Salvatore Tassinari, presidente dell’Associazione “Pantagruel” per la difesa dei diritti dei detenuti, e molto altro. Invitato al festeggiamento del settantesimo della liberazione partigiana dal nazifascismo, Salvatore ha offerto la sua testimonianza di “Piccole storie di resistenza”, come da programma. Siamo stati riportati per mano da un Salvatore bambino, poi ragazzo, nato e cresciuto durante il fascismo, a tempi oscuri di indottrinamento e di costrizione ideologica nella società, nella scuola e anche nella chiesa, a seguito dei Patti lateranensi. Ma quel che rese il ragazzo antifascista fu l’allontanamento dalla classe in quanto ebreo di un compagno: passi che un uomo solo avesse sempre ragione, come si leggeva scritto ovunque, ma che qualcuno potesse essere allontanato dall’insegnamento a causa della sua nascita, questo no. Poi gli anni della guerra, le privazioni, la realtà atroce dei morti allineati a terra in obitori improvvisati dopo i bombardamenti.
E finalmente la liberazione, delle persone, dei pensieri, delle idee, della loro espressione. E una convinzione forte, che ha accompagnato tutta una vita, e che giunge fino ai tempi presenti, della necessità, del bisogno di continuare a resistere alle prevaricazioni, alle ingiustizie, al non riconoscimento della dignità dell’essere umano e dei suoi diritti.
Salvatore Tassinari ha chiesto che il premio che ritirava non fosse conferito tanto a lui quanto all’associazione che presiede.
Le parole di un altro Salvatore, Quasimodo, scritte subito dopo la fine della guerra a comporre la lirica Alle fronde dei salici, pubblicata nel 1947 nella raccolta Giorno dopo giorno, sembrano indicate a chiudere questa nota.
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
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