Sopravvivere tra legalità e dignità

Non si può essere buoni giuristi e cittadini consapevoli senza riflettere sul carcere e sulla realtà che esso oggi rappresenta. Già Voltaire indicava le carceri come metro di giudizio per misurare la civiltà di un Paese. L’articolo 27 della nostra Costituzione, al comma terzo, statuisce che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Evidente è l’abisso che separa la situazione carceraria di oggi dal dettato costituzionale, rimasto nella maggior parte dei casi lettera morta. L’Italia può pertanto dirsi un Paese civile?

Prendendo le mosse dalla realtà di Firenze, il 29 ottobre 2015 il FuoriLegge-UdU-Sinistra Universitaria promuove un incontro sul tema con la direttrice della casa circondariale di Sollicciano, Maria Grazia Giampiccolo, con il presidente dell’Associazione Pantagruel, Salvatore Tassinari, e con Giuseppe Caputo, assegnista di ricerca in Filosofia del diritto presso l’Università degli Studi di Firenze e membro di Altro Diritto.
Seguirà il dibattito un esperimento di teatro forum a cura dell’Associazione Sottoteatro.

29 ottobre 2015 ore 16, Polo di Novoli Aula D6/013 

 

 

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Restate tranquilli: ci pensa il carcere

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di Alberto Morino

Non di rado ci capita nei nostri colloqui di incontrare persone detenute che hanno bisogno di adesivo per le protesi. Non c’è da sorprendersi. La tossicodipendenza di danni ne provoca tanti, e in prima fila ci sono quelli odontoiatrici. In carcere c’è un solo modo di soddisfare questo bisogno: avere la disponibilità economica per acquistare a proprie spese quel che serve tramite l’approvvigionamento interno che si chiama sopravvitto. Dal momento che l’80 % dei detenuti è indigente, cioè non può comprarsi niente, l’adesivo è alla portata solo degli “abbienti”, che in genere proprio in quanto tali hanno avuto (e hanno anche in carcere) una vita meno disagiata, e quindi di adesivo hanno meno (o nessun) bisogno. L’amministrazione carceraria non fornisce questo, così come molti prodotti e farmaci spesso necessari, così come abiti e scarpe, così come i prodotti per l’igiene e la cura di sé.

Immaginiamo che in carcere venga condotto l’esibizionista delle vignette colto sul fatto, quindi in flagranza di reato. Arriverà con il proprio abbigliamento, cioè con un ampio impermeabile e niente sotto. E così resterà per tutto il periodo della carcerazione, se non può contare sull’aiuto della famiglia o se il volontariato non opera nel carcere (oppure se è presente ma non riesce a trovare indumenti della misura giusta). A noi è capitato di trovare qualcuno che si stava nutrendo a latte da due settimane perché senza adesivo non poteva utilizzare la protesi, e senza la protesi non poteva masticare.

Ma di alcune cose l’amministrazione carceraria è erogatrice prodiga: ansiolitici, benzodiazepine, psicofarmaci in genere. Tutti generi che hanno un costo e a volte un costo non indifferente. Ma che ottengono (o si crede che ottengano) il risultato di “addomesticare” la popolazione carceraria.

Quindi se non avete l’adesivo restate calmi. Quando sarete stremati dal digiuno e piomberete nella depressione interverrà l’amministrazione dandovi gli antidepressivi. E se non riuscite a lavarvi perché vi manca il sapone (la cura di sé in carcere è ancora più importante che fuori), se vi sentirete puzzare ogni giorno di più perché non avete deodorante (e con voi lo sentiranno i vostri compagni di cella e di sezione), ed inevitabilmente ogni giorno di più aumenterà la vostra ansia, resistete: non vi verranno certo lesinati gli antidepressivi.

Ci fa piacere ringraziare lo studio odontoiatrico Olivo Zini che ci ha fornito un’ampia dotazione di adesivo per dentiere. Approfittiamo per sollecitare case produttrici ed esercenti di negozi di articoli per l’igiene e la cura di sé ad essere altrettanto disponibili, magari facendoci arrivare prodotti con date di scadenza non lontane, o fuori produzione, o fuori mercato, o provenienti da campionari. Potremo distribuirli attraverso il nostro progetto “Francesco” insieme agli indumenti. E, credeteci, c’è una richiesta enorme: ci è successo di verificare che qualcuno aveva dei seri problemi dermatologici per aver provato a lavarsi con detersivi per i piatti o addirittura per i sanitari.

 

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