COMUNICATO STAMPA

Una nuova morte nel carcere fiorentino di Sollicciano,  provocata, sembra, da overdose. E’ l’ottava vittima dall’inizio dell’anno, la seconda per overdose. Un triste primato per il carcere fiorentino. E’ doloroso, ma soprattutto inaccettabile che persone, i cui corpi sono affidati alla custodia dello Stato e dallo Stato dovrebbero essere protetti, muoiano di suicidi, non importa se volontari o no, in una percentuale straordinariamente più alta di quella delle persone libere. Un terribile segnale  di quanto il carcere sia  dannoso: quando si muore in carcere, si muore di carcere!

Come associazione che opera quotidianamente in carcere, crediamo che occorra una maggiore attenzione delle istituzioni, cittadine e non, verso un luogo in stato di pericoloso degrado. Il tasso di mortalità è solo il più drammatico segnale che richiede, non più rinviabili, interventi migliorativi della vita dei detenuti.

Associazione Pantagruel onlus, per la difesa dei diritti dei detenuti

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L’angelo del carcere

angelo

di Lucia

Sono un Angelo del Signore e sono stato assegnato ad un carcere. E’ la prima volta che faccio questa esperienza ma del resto per me tutto è uguale perché l’assistenza alle creature umane si può fare in mille luoghi diversi.

Sono entrato una mattina presto, all’alba, quando ancora i raggi del sole non erano usciti dal loro involucro notturno. L’aria fuori era carica di aspettativa e di mistero e anche di vita, com’è sempre l’alba. Che bel momento da respirare ma gli uomini in genere preferiscono vivere più di notte e in quel momento stanno dormendo e non sanno la magia che si sprigiona intorno a loro.

Mi sono trovato nei cortili interni dove a quell’ora tutto è silenzio, le guardie del turno di notte sono assonnate e annoiate e soltanto gli asinelli che sono all’interno dell’edificio, nell’area verde, sono svegli e fremono nell’aria fresca del mattino annusando e respirando i profumi della terra. Al mio passaggio i loro grandi occhi hanno guardato la mia luce con gratitudine e gioia.

Ho cominciato a muovermi per i lunghi corridoi deserti e ho trovato che erano molto sporchi. Tracce di sofferenza ovunque nelle macchie che coprono le pareti e i pavimenti e che lo straccio dello “scopino” non è sufficiente a togliere. Mi sono incantato un po’ a osservare i dipinti che sono stati fatti sul muro lungo tutto il corridoio grande e il mio cuore di luce si è riempito di amore per quelle creature che hanno saputo esprimere in quel triste luogo la loro creatività più delicata. Che dire di quelle enormi farfalle colorate e dei tanti uccelli sui rami o in volo. Certo il richiamo è alla libertà ma soprattutto libertà dell’anima che, avviluppata negli stracci neri degli istinti più bassi, desidera la luce e attraverso il colore la vive.

Con un ampio volo sono arrivato nelle sezioni dove ci sono le celle e ho passeggiato lungo il corridoio interno lanciando uno sguardo attraverso gli spioncini delle porte blindate.

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